Sandrino, terzogenito del ferroviere Andrea Marcocci, corre alla stazione Termini dove il papà sta scendendo dalla motrice del rapido di cui è conducente. È Natale, e l’uomo, benché a casa lo aspettino i familiari, tra cui la figlia Giulia costretta dal padre a sposarsi perché incinta, si ferma per qualche bicchiere all’osteria, luogo d’incontro dei ferrovieri romani. Quando rientra a casa ubriaco, la casa è vuota perché Giulia si è sentita male ed è stata portata all’ospedale, dove il suo bambino nascerà morto. Il già fragile matrimonio della ragazza entra in crisi. Andrea, che si sente in colpa per non essere stato accanto alla figlia nel drammatico momento, ha due incidenti sul lavoro: non riesce a evitare il suicidio di un uomo che si butta sotto il suo treno, poi non vede uno stop ed evita di poco lo scontro con un altro treno. Sospettato di ubriachezza, viene rimosso dall’incarico di conduttore del rapido e declassato ‒ a paga ridotta ‒ a macchinista di una vecchia locomotiva a carbone; quando chiede solidarietà al sindacato, non ottiene alcun appoggio. Giulia, che ha una relazione con un altro uomo, viene scoperta involontariamente da Sandrino. Andrea è sempre più spesso in osteria. Isolato da tutti rifiuta, per soldi, di partecipare allo sciopero generale e viene bollato come crumiro. Il figlio maggiore, Marcello, per salvarsi da loschi traffici ruba i gioielli della madre e fugge di casa. Alla scoperta che la figlia ha un amante, Andrea la picchia selvaggiamente. La ragazza se ne va; da quel momento il ferroviere smette di lavorare e inizia a passare le sue giornate, ubriaco, in osteria. È Sandrino che lo aiuta, lo sostiene, lo riporta dai vecchi amici che gli si stringono intorno. Colto da un infarto, Andrea affronta una lunga convalescenza, seguito amorevolmente dalla moglie Sara. La sera di Natale la famiglia si ricompone, tornano anche Giulia e Marcello, gli amici fanno visita ad Andrea. Dopo la festa, rimasto solo con la moglie, l’uomo improvvisamente muore. Sandrino racconta come il fratello prenderà il posto del padre e come ogni cosa continuerà.
(testo: Gian Luca Farinelli – Enciclopedia del Cinema, 2004)
20 maggio, ore 18:00
Il ferroviere Das rote Signal
I 1956 | Con Pietro Germi, Sylva Koscina, Saro Urzì | 35 mm | OmE | 118 min |
regia: Pietro Germi; produzione: Carlo Ponti per Enic; soggetto: Alfredo Giannetti; sceneggiatura: Pietro Germi, Luciano Vincenzoni, Alfredo Giannetti; fotografia: Leonida Barboni; montaggio: Dolores Tamburini; scenografia: Carlo Egidi; costumi: Mirella Morelli; musica: Carlo Rustichelli.
Replica: 26 maggio, ore 19
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Potsdamer Straße 2, Berlin-Tiergarten
Organizzato dal’Arsenal – Institut für Film und Videokunst in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura Berlino
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In occasione della PRIMA SETTIMANA DEL CINEMA ITALIANO NEL MONDO 2018