Premio del pubblico:
Premiazione del film selezionato dal pubblico durante la tournée
sabato, 08 dicembre 2018, ore 19.30
„Tutto quello che vuoi/ Alles was du willst“
sara presente il regista Francesco Bruni
al Babylon
www.babylonberlin.de
I film della 21° tournée di Cinema! Italia!
www.cinema-italia.net
AMMORE E MALAVITA
Regia di Manetti Bros
Napoli. Ciro è un temuto killer. Insieme a Rosario è una delle due “tigri” al servizio di don Vincenzo, “o’ re do pesce”, e della sua astuta moglie, donna Maria. Fatima è una sognatrice, una giovane infermiera. Due mondi in apparenza così distanti, ma destinati a incontrarsi. Una notte Fatima si trova nel posto sbagliato nel momento sbagliato. A Ciro viene dato l’incarico di sbarazzarsi di quella ragazza che ha visto troppo. Ma le cose non vanno come previsto. I due si trovano faccia a faccia, si riconoscono e riscoprono, l’uno nell’altra, l’amore mai dimenticato della loro adolescenza. Per Ciro c’è una sola soluzione: tradire don Vincenzo e donna Maria e uccidere chi li vuole uccidere. Nessuno può fermare l’amore.
Quando facciamo un film ci buttiamo come fosse un salto ad occhi bendati. Scegliamo una storia con l’istinto e ci saltiamo dentro. Spesso l’istinto ci porta in strade poco percorse, senza tracce da seguire, e quindi non ci resta che lavorare con la fantasia. Questa incoscienza è stato il motore che ci ha portato ad Ammore e malavita. Se un killer della camorra deve uccidere una donna e riconosce in lei l’amore della sua adolescenza parliamo d’amore o di malavita? Ecco siamo partiti di qui e poi la storia ci è venuta dietro, quasi da sola. Le canzoni accompagnano i momenti fondamentali ed emotivamente più forti: si canta quando due personaggi stanno per baciarsi, ma anche durante una sparatoria. Il musical ci ha permesso di andare sopra le righe affrontando temi importanti con un tono leggero e spettacolare. E la città di Napoli è stata la nostra ispirazione. La nostra Napoli non è solamente la città cupa e disperata che si racconta spesso al cinema o in tv, ma anche una Napoli che, malgrado tutti i problemi, ispira con la sua carica di umanità. Ogni volta che ci torniamo ci è inevitabile sorridere. Quale che sia il nostro stato d’animo. Un potere ineguagliabile.
Manetti Bros
COME UN GATTO IN TANGENZIALE
Regia di Riccardo Milani
Giovanni, Intellettuale impegnato e profeta dell’integrazione sociale, vive nel centro storico di Roma. Monica, ex cassiera del supermercato, con l’integrazione ha a che fare tutti i giorni nella periferia dove vive. Non si sarebbero mai incontrati se i loro figli non avessero deciso di fidanzarsi. Monica e Giovanni, con i loro spietati pregiudizi sulla classe sociale dell’altro, sono le persone più diverse sulla faccia della terra, ma hanno un obiettivo in comune: la storia tra i loro figli deve finire. Per portare a termine il comune proposito, i due cominciano, loro malgrado, a frequentarsi e a entrare l’uno nel mondo dell’altro. E improvvisamente qualcosa tra di loro cambia. Entrambi capiscono di non poter fare a meno uno dell’altra anche se forse la loro storia durerà come “un gatto in tangenziale”.
Ogni film per me nasce dal desiderio di raccontare e soprattutto condividere una storia. Forse mai come in questo film raccontarla è stato per me divertente e liberatorio. Perché, da padre di tre figlie, l’avventura umana che vivono i nostri protagonisti, Giovanni e Monica, è qualcosa che conosco bene. In fondo ogni genitore, anche senza volerlo, si costruisce, giorno dopo giorno, un’idea dei propri figli per poi accorgersi ad un tratto che loro, in realtà, sono diversi. E che magari anche il mondo in cui vivono è un altro. Le loro passioni, i loro amici e spesso anche i loro amori. Ed è una grande opportunità perché, grazie ai nostri figli, siamo costretti a misurarci con “l’altro”. Il film racconta questa opportunità, quella di confrontarci direttamente con chi è lontano da noi per classe sociale, cultura o nazionalità, mettendo in discussione le nostre sicurezze e permettendoci così un lusso che sempre più ci fa paura: quello di cambiare. O forse meglio, quello di capire. O forse, ancora meglio, quello di sapere prima di parlare e giudicare. In un paese culturalmente e socialmente spaccato in due come l’Italia di oggi può essere importante fare lo sforzo di capire, conoscendole realmente, le ragioni degli altri. Spero che Come un gatto in tangenziale sia un film sul nostro presente e forse anche sul nostro futuro. Che in certi momenti di scoramento sembra non arrivare mai.
Riccardo Milani
L’EQUILIBRIO
Regia di Vincenzo Marra
Giuseppe, un sacerdote campano già missionario in Africa, opera in una piccola diocesi di Roma. Messo in crisi nella sua fede, chiede al vescovo di essere trasferito in un comune della sua terra. Qui prenderà il posto del parroco del quartiere, Don Antonio, un uomo dal grande carisma e dalla magnifica eloquenza, ascoltato e rispettato da tutti. Prima di partire, Don Antonio introduce Giuseppe nella dura realtà del quartiere. Una volta rimasto solo, il sacerdote si impegna, cercando di aiutare in tutti i modi la comunità, fino a quando scopre la scomoda realtà di quel luogo. Giuseppe decide di seguire la sua strada senza paura, con tenacia e coraggio, scontrandosi con un mondo spietato che lo metterà spalle al muro.
Il film nasce intorno all’idea dello scontro fra due uomini, due sacerdoti, che vivono la loro missione in modo opposto e racconta il dilemma su qualche sia la cosa giusta da fare in una terra che sembra abbandonata da Dio e dagli uomini. Da una parte c’è Antonio, che cercando di fare del bene e di proteggere chi vive in quel mondo, è costretto a scendere a compromessi con la propria coscienza, con la realtà delle cose. Dall’altra parte, invece, c’è Giuseppe che per formazione, anima e coscienza, non riesce a chiudere gli occhi. Giuseppe è un uomo che non ha paura, la sua luce è la fede. Come tutti, però è pervaso da dubbi e tentazioni, ma non si fa mettere in crisi da niente e da nessuno. Viviamo un momento dove nella quotidianità siamo bloccati dalla paura, ogni giorno di più abbiamo paura del futuro, di deludere e di rimanere delusi, di rimanere da soli, del giudizio degli altri, di dover esprimere il nostro dissenso, figuriamoci il dover affrontare situazioni molto più grandi di noi come le malattie, in definitiva la morte. Don Giuseppe non cerca il martirio, non vuole emulare Gesù, ma semplicemente va avanti e pur di salvare una bambina è pronto a subirne le conseguenze senza paura. Il film non offre soluzioni né certezze, non ha una verità, ma apre al dubbio e alla discussione.
Vincenzo Marra
FORTUNATA
Regia di Sergio Castellitto
Fortunata ha una vita affannata, una bambina di otto anni e un matrimonio fallito alle spalle. Fa la parrucchiera a domicilio, parte dalla periferia dove abita, attraversa la città, entra nelle case benestanti e colora i capelli delle donne. Fortunata combatte quotidianamente con determinazione per conquistare il proprio sogno: aprire un negozio di parrucchiera sfidando il suo destino, nel tentativo di emanciparsi e conquistare la sua indipendenza e il diritto alla felicità. Fortunata sa che per arrivare fino in fondo ai propri sogni bisogna essere fermi: ha pensato a tutto, è pronta a tutto, ma non ha considerato la variabile dell’amore, l’unica forza sovvertitrice capace di far perdere ogni certezza. Anche perché, forse per la prima volta, qualcuno la guarda per la donna che è e la ama veramente.
La storia, in questo film, nasce direttamente dai personaggi. È Fortunata stessa, la sua natura primordiale e sconnessa a conferire direzione alla storia. I fatti, i colpi di scena, sono frutto naturale e inevitabile del suo comportamento. Perché la vita quotidiana di questa donna ne nasconde un’altra, fatta di psiche, sogni rimossi, un disegno misterioso che si comporrà. Fortunata non ricorda i suoi sogni, ma sono quei sogni che cambieranno la sua vita. E naturalmente l’amore. L’amore è una forza rivoluzionaria, l’unica che ci trascina sempre lontano dai nostri obiettivi prestabiliti. Per amore, questa donna imperfetta, impulsiva, affamata, bisognosa, perderà tutte le sue certezze, cambierà. Ogni personaggio di questa storia, Chicano, Patrizio, Franco, Ester, è portatore di un destino, personalissimo eppure, credo, riconoscibile da tutti. E certamente umanissimo. Racconteranno loro questa favola di periferia.
Sergio Castellitto
TARANTA ON THE ROAD
Regia di Salvatore Allocca
All’indomani della Primavera araba del 2011, Amira e Tarek, due migranti tunisini senza niente in comune, raggiungono la costa italiana. Per caso, si ritrovano entrambi a chiedere aiuto ad una band musiale salentina, alla ricerca del successo tra sagre e matrimoni, che li scambia per una coppia in attesa di un figlio, decidendo così di aiutarli a raggiungere la Francia. Il viaggio, la paura, l’amore, l’incertezza del futuro e il desiderio di trovare la propria strada, uniranno tutti in un’esperienza unica che, forse, cambierà per sempre le loro vite.
Partendo dall’attualità del fenomeno migratorio, Taranta on the road ha come tema il conflitto tra ambizioni e sogni e la vita, un conflitto che porta talvolta a dimenticare quanto è importante saper cogliere la vita al volo, sempre e comunque. Come, appunto, accade ai protagonisti, i tunisini Amira e Tarek, da un lato, che inseguono un difficile obiettivo di emancipazione, e Giovanni, Luca e Matteo, dall’altro, tre italiani sulla soglia dei quaranta che in attesa del successo che non è mai arrivato, si sono dimenticati di vivere. Taranta on the road, dunque, non è solo un film sull’immigrazione, ma vuol essere qualcosa di più, e partendo da un problema sociale, molto attuale, si apre a temi di respiro più ampio, spaziando dal film d’impegno sociale al road movie, dal film musicale alla commedia romantica, puntando a trasportare lo spettatore in un frenetico susseguirsi di accadimenti, suoni e colori che rendono la storia intensa, emozionale e rutilante. Un film che non fornisce soluzioni pronte e valide per l’uso, che non mostra rimedi miracolistici contro la crisi esistenziale e di valori che attraversa i nostri tempi ma vuole provare a spiegare che solo mettendosi davvero in gioco, con coraggio, la vita vale la pena di esser vissuta.
Salvatore Allocca
TUTTO QUELLO CHE VUOI
Regia di Francesco Bruni
Alessandro ha 22 anni, ed è un ragazzo ignorante e turbolento; Giorgio di anni ne ha 85 ed è un poeta dimenticato. I due vivono a pochi passi l’uno dall’altro, ma non si sono mai incontrati, finché Alessandro accetta suo malgrado un lavoro come accompagnatore di quell’elegante signore in passeggiate pomeridiane. Col passare dei giorni dalla mente un po’ smarrita dell’anziano poeta e dai suoi versi, affiora progressivamente un ricordo del suo passato più lontano: tracce per una vera e propria caccia al tesoro. Seguendole, Alessandro si avventurerà insieme a Giorgio in un viaggio alla scoperta di quella ricchezza nascosta e di quella celata nel suo stesso cuore.
Qualche anno fa mio padre si è ammalato di alzheimer. Gli inizi della malattia – prima che degenerasse – presentavano aspetti anche sorprendenti: la tendenza a confondere le persone, a dire cose sincere e sconvenienti generavano non di rado momenti toccanti, imbarazzanti e – perché no? – anche buffi. Ma l’aspetto che più mi ha colpito era la progressiva regressione verso il passato: nella sua mente prendevano corpo persone e vicende dimenticate. L’episodio centrale di questo film – la fuga appresso ai militari americani e il “regalo” ricevuto – è per l’appunto uno di questi, a cui mio padre aveva accennato qualche volta, ma che non aveva mai raccontato con la dovizia di particolari come dopo la malattia. Così ho provato ad immaginare una storia che avesse al centro quell’episodio, ma allontanandola da me, da mio padre, e dal mio contesto familiare, con il risultato che il film mette insieme, in maniera abbastanza indistinguibile, vissuto personale ed invenzione romanzesca. Una volta ultimata la sceneggiatura mi sono reso conto che la mia età di allora – 54 anni – si poneva alla stessa esatta distanza fra quelle dei due protagonisti, di 23 e 85 anni. L’età che in quel momento avevano mio padre e mio figlio. Una coincidenza fortuita, magari: ma che inevitabilmente spinge a un bilancio di quello che è stato e quello che potrà essere.
Francesco Bruni
La rassegna ha luogo a Berlino dal 06 al 12 dicembre nei cinema:
- Babylon, Rosa-Luxemburg-Straße 30, 10178 Berlin
Telefon: 030 – 24 72 78 02
www.babylonberlin.de - Bali-Kino, Teltower Damm 33, 14169 Berlin
Telefon: 030 – 81 14 678
www.balikino-berlin.de