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dedika2019 GIORGIO AGAMBEN: Pulcinella oder über Philosophie und Komödie

Colloquio con GIORGIO AGAMBEN e BRUNO LEONE e spettacolo di Pulcinella con BRUNO LEONE 

LUN 17 GIUGNO 2019 │ ore 19.00 
Italienisches Kulturinstitut Berlin

In lingua italiana con traduzione simultanea 

Gesto è anche la voce gallinacea di Pulcinella, che non è una voce, ma, come la chiamano i burattinai inglesi, una “lingua sconosciuta”. Un artificio che, come mi ha mostrato Bruno Leone, il guarettellaro produce infilandosi in fondo al palato la pivetta (…). La voce – il gesto – di Pulcinella mostra che c’è ancora qualcosa da dire quando non è piú possibile parlare, cosí come i suoi lazzi mostrano che c’è ancora qualcosa da fare quando ogni azione è diventata impossibile. 

Arlecchino, Scaramuccia, Pulcinella, Colombina e gli altri personaggi della Commedia dell’arte sfiorano una dimensione piú libera e profonda di quella che la tragedia ha trasmesso alla morale moderna. (…) E se, nelle parole di Aristotele, nella tragedia gli uomini non agiscono per imitare il carattere, ma, attraverso il carattere, assumano la loro azione e ne diventano perciò responsabile, il personaggio comico, per converso, agisce soltanto per imitare il suo carattere, in modo che le sue azioni gli sono in ultimo indifferenti e non lo toccano in alcun modo. (…) Pulcinella non vive mai i fatti e gli episodi della vita in cui l’intreccio vorrebbe coinvolgerlo – egli vive, piuttosto, soltanto la sua beata impossibilità di vivere, cosí come i suoi gesti restano perpetuamente al di qua o al di là dell’azione e le sue parole perennemente al di qua o al di là di ogni comunicazione di un significato.

Gestus ist auch die gellende Stimme von Pulcinella, die keine Stimme ist, sondern, wie die englischen Puppenspieler sagen, eine „unbekannte Sprache“. Sie ist künstlich, und der Pulcinella-Spieler erzeugt sie, wie mir Bruno Leone gezeigt hat, mit einer Gaumenpfeife (der „pivetta“) (…). Die Stimme – Geste – von Pulcinella beweist, dass es noch etwas zu sagen gibt, wenn es nicht mehr möglich ist zu sprechen, und seine Possen zeigen, dass es noch etwas zu tun gibt, wenn alle Handlungen unmöglich geworden sind.

Arlecchino, Scaramuccia, Pulcinella, Colombina und die anderen Figuren der Commedia d’Arte erreichen eine freiere und profundere Dimension, als die Tragödie der modernen Moral übertragen hat. (…) Und wenn, in Worten Aristoteles, die Menschen in der Tragödie nicht handeln, um den Charakter nachzuahmen, sondern durch diesen, und so sich ihres Handelns klar und dafür verantwortlich werden, so handelt die komische Figur umgekehrt nur um ihren Charakter nachzuahmen; ihr sind ihre Aktionen letztlich indifferent und sie berühren sie in keiner Wese. (…) Pulcinella lebt nicht die Tatsachen und Ereignisse des Lebens, in dessen es ihn Gang verstrickt – er lebt vielmehr nur die glückselige Unmöglichkeit zu leben, so wie seine Gesten immer jenseits der Handlungen und seine Worte immer jenseits einer Kommunikation mit Bedeutung bleiben.

Giorgio Agamben, Autoritratto nello studio, nottetempo 2017 (p. 109)