Die Besonderheit der italienischen Philosophie besteht in ihrer gesellschaftlichen Ausrichtung. Sie richtet sich nicht an das eigene Fach, sondern an die Mitbürger und an den Menschen als solchen. Insofern sind die bedeutendsten Errungenschaften der italienischen Philosophie an den Schnittpunkten von Universalem und Partikularem, von Logik und Empirie hervorgetreten.
#filosofia
Remo Bodei im Gespräch mit Luigi Reitani
Mi 04 OKT, 19:00 Uhr
Istituto Italiano di Cultura Berlino
Gespräch auf Italienisch mit deutscher Simultanübersetzung.
Remo Bodei ist emeritierter Professor für Philosophie an der Università di Pisa, nachdem er zuvor viele Jahre an der Scuola Normale Superiore in Pisa lehrte, an der New York University und der University of California, Los Angeles (wo er noch gelegentlich Lehrveranstaltungen gibt). Er hat an verschiedenen deutschen Universitäten studiert. Er beschäftigt sich mit der Theorie der Gefühle, des bewusstseins und der Erinnerung sowie Problemen der Identität. Seine Werke sind in 15 Sprachen übersetzt.
Werke auf Deutsch und Englisch.
Dekompositionen. Formen des modernen Individuums, Stuttgart-Bad Cannstat, Fromann Holzboog, 1996;
Ordo amoris. Augustinus, irdische Konflikte und himmlische Glückseligkeit, Wien, Passagen Verlag, 1993;
Das Leben der Dinge, Berlin, Matthes & Seitz, 2017.
We Divided. Ethos, Politics and Culture in Post-war Italy, 1943-2006, New York, Agincourt, 2006;
Logics of Delusion, Aurora, Colorado, The Davies Group Publishers, 2006;
The Life of Things, the Love of Things, New York, Fordham University Press, 2015;
Geometry of Passions, Toronto, Toronto University Press (forthcoming 2018).
Die Reihe mit den vier Philosophie-Gesprächen wird organisiert in Zusammenarbeit mit Federico Vercellone.
Remo Bodei:
„Guardando indietro alla sua lunga tradizione, il nucleo della filosofia italiana consiste nella sua vocazione civile. Sin dalle origini umanistico-rinascimentali gli interlocutori privilegiati della filosofia italiana non sono gli specialisti, i chierici o gli studenti che frequentano l’università, ma un pubblico più vasto che si cerca di orientare e di persuadere. La prima cerchia è costituita, per i filosofi e i letterati, dai connazionali, eredi decaduti di un grande passato, cittadini di una comunità dapprima soltanto linguistica, politicamente divisa in una pluralità di fragili stati regionali e spiritualmente condizionata da una Chiesa cattolica sin troppo forte. La seconda, con una accentuazione dei tratti “universalistici”, da tutti gli uomini. La filosofia italiana dà pertanto il meglio di sé nei tentativi di soluzione di problemi in cui si scontrano universale e particolare, logica ed empiria. Questi stessi problemi scaturiscono dai nodi della vita associata e dagli intrecci variabili, nella coscienza individuale, fra la consapevolezza dei limiti imposti dalla realtà e le proiezioni di desiderio, fra l’opacità dell’esperienza storica e la sua trascrizione in immagini e concetti, tra l’impotenza della morale e la durezza del mondo, tra il pensato e il vissuto. Da qui i numerosi (e riusciti) tentativi strappare zone di razionalità a territori che ne apparivano privi, di dar senso a saperi e a pratiche che si presentavano dominati dall’imponderabilità dell’arbitrio, del gusto o del caso: alla filosofia politica, alla teoria e alla filosofia della storia, all’estetica o alla storia della filosofia (tutti quei campi, peraltro, in cui il peso della soggettività e dell’individualità risulta decisivo).“